Turismo invernale - Meno neve, stagione più breve

16.02.2017  |  News

Dopo che a gennaio è finalmente caduta la tanto agognata neve, per la gioia degli sciatori molte regioni della Alpi svizzere sono ora ricoperte di neve. Non sono poche tuttavia le località che hanno registrato il dicembre meno innevato dall’inizio delle misurazioni, cioè da circa 150 anni. Il 2016 è stato inoltre il terzo anno consecutivo in cui nei comprensori sciistici il Natale è trascorso senza neve. Uno studio dell’SLF pubblicato oggi nel The Cryosphere dimostra che in futuro le regioni alpine dovranno prepararsi sempre di più a trascorrere Natali «verdi».

Nel loro studio, i ricercatori dell’SLF e dell’SPF di Losanna richiamano l’attenzione sul fatto che entro la fine del secolo il manto nevoso delle Alpi potrebbe assottigliarsi del 70%. Anche se l’altezza del manto diminuirà a tutte le altitudini e in tutti gli scenari di emissioni, le più colpite saranno le regioni situate al di sotto del 1200 m s.l. m. Ma addirittura anche al di sopra dei 3000 m s.l. m. si prevede una riduzione del 40% circa. Se però entro la fine del secolo la temperatura globale aumenterà di meno di 2 gradi, il calo della copertura nevosa potrebbe essere limitato al 30% circa.

Dai risultati dello studio emerge inoltre che l’inverno alpino – cioè il periodo di tempo durante il quale è presente una sufficiente quantità di neve naturale per praticare gli sport invernali – è destinato ad accorciarsi. A causa del riscaldamento globale, la stagione sciistica dovrebbe iniziare con un ritardo da due settimane a un mese rispetto a oggi. Ma non è tutto: se non riusciremo a ridurre le emissioni dannose per il clima, alla fine di questo secolo solo le regioni situate al di sopra dei 2500 m s.l. m. avranno ancora a disposizione una sufficiente quantità di neve naturale per gli sport invernali. «Il manto nevoso sulle Alpi diminuirà in ogni caso», ammette il ricercatore dell’SLF Christoph Marty, autore principale dello studio, «ma saranno le nostre future emissioni a decidere in che misura ciò avverrà».

Più precipitazioni non vuol dire automaticamente più neve

Una maggiore produzione di gas serra causerà un aumento delle temperature sulle Alpi. Ma gli scienziati sono meno sicuri in merito agli effetti dei cambiamenti climatici sulle nevicate. La maggior parte dei modelli climatici prevede che verso la fine del secolo le precipitazioni invernali aumenteranno leggermente. «Secondo il nostro studio, a causa del contemporaneo aumento delle temperature queste precipitazioni dovrebbero tuttavia manifestarsi sotto forma di pioggia e non di neve», prosegue Marty. «Con i nostri risultati speriamo ora di poter dimostrare in modo convincente che l’aumento delle precipitazioni invernali non riuscirà a compensare l’effetto del forte aumento delle temperature».

Le previsioni dei ricercatori si basano su stime dettagliate. Il coautore Sebastian Schlögl, anch’egli dell’SLF, afferma: «Oltre a utilizzare numerosi dati meteo attuali e passati, abbiamo considerato i più svariati scenari di riscaldamento globale per simulare il futuro manto nevoso in due regioni alpine con il modello numerico open-source ALPINE3D».

Necessario limitare il riscaldamento globale

Meno neve e stagione sciistica più breve: uno scenario con cui dovrà fare sempre più spesso i conti il settore turistico. Continua Schlögl: «Dal momento che molte località alpine dipendono fortemente dal turismo invernale, gli effetti si ripercuoteranno sull’economia e quindi anche sulla società di questi centri turistici». Ciò nonostante, lo studio dimostra anche quanto gioverebbe alle Alpi una limitazione del riscaldamento globale. Conclude Marty: «Il fatto che in uno scenario di riscaldamento globale di 2 gradi verrà perso il 30% del manto nevoso alpino è preoccupante. Ma nello stesso tempo anche incoraggiante, se confrontato con la perdita del 70% prevista nel caso in cui dovessimo continuare come abbiamo fatto sino a oggi».

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