13.02.2025 | Sergi Gonzàlez-Herrero | SLF News
Sergi González Herrero, scienziato dell'SLF, sta conducendo una ricerca in Antartide per due mesi. Da lì, presenta regolarmente relazioni in catalano per la Fondazione catalana per la ricerca e l'innovazione (FCRI), con l'obiettivo di appassionare alla scienza i giovani tra i dodici e i sedici anni. Anche l'SLF pubblica i suoi contributi.
Questo testo è stato tradotto dall'inglese.
Vi siete mai fermati in mezzo alle montagne dopo una nevicata e avete ascoltato la natura? Probabilmente avrete notato che tutto è diventato molto silenzioso. Questo perché la neve fresca assorbe molto bene il suono. Questo fenomeno è dovuto alla porosità della neve. Quando la neve invecchia, diventa più densa e perde questa proprietà. Sfruttiamo questo effetto utilizzando il suono della neve per indagare sulla neve alla deriva.
Come lo facciamo? Uno degli strumenti che utilizziamo per misurare la neve alla deriva è il FLOWCAPT, uno strumento che assomiglia a un tubo al neon ma contiene un microfono. Quando singoli fiocchi di neve colpiscono il tubo, questo produce un suono al suo interno. Un programma interno cattura le onde sonore e le converte in quantità di neve trasportata.
Qui potete vedere uno degli esperimenti che ho condotto per testare il dispositivo:
Il secondo strumento di cui disponiamo "vede" la neve invece di "sentirla". Si chiama Snow Particle Counter (SPC), il sensore è orientato nella direzione del vento e consiste in un emettitore laser e in un ricevitore che rileva le variazioni di intensità della luce. Quando una particella di neve passa attraverso il fascio laser, blocca parte della luce e il ricevitore misura la riduzione dell'intensità e calcola la dimensione della particella. L'SPC conta quindi le singole particelle di neve, ne determina le dimensioni e registra il numero di passaggi al minuto. Utilizziamo entrambi gli strumenti per analizzare le proprietà delle nuvole.
Un altro compito che svolgo quel giorno è fotografare la neve. Vi chiederete perché, se è tutta bianca? Ne siete sicuri? Il vento crea piccole protuberanze nella neve e provoca piccole ombre che riflettono la luce. Ecco perché non riflette il 100% della luce solare. Questo è importante perché la neve con meno riflessi assorbe più calore dal sole. Per studiare come cambia la rugosità della neve, ogni settimana fotografo la neve da diverse angolazioni e segno il punto in cui è stata scattata la foto.
Utilizzando queste foto e una tecnica chiamata fotogrammetria, possiamo ricostruire la superficie della neve in 3D. Qui potete vedere un esempio di ricostruzione della texture della neve, realizzata dai miei colleghi.




Fotografando la neve, ho iniziato a prestare sempre più attenzione alla sua consistenza. Non mi ero mai reso conto che si possono vedere così tante forme in essa. Oggi mi piace fotografare il rilievo della neve antartica, non solo per motivi scientifici, ma è diventato anche un hobby. Ecco alcuni esempi. Forse un giorno avrò abbastanza materiale per una mostra sulle forme della neve in Antartide. Cosa ne pensate? Pensate che potrebbe essere un successo?
Strutture nevose dall'Antartide ¶
(Foto: Sergi Gonzàlez-Herrero/SLF)
Già pubblicato ¶
Diritti d'autore ¶
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