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Spedizione nell’Antartide 2017 – Ricerche nel ghiaccio eterno ¶
Il collaboratore dell’SLF Matthias Jaggi trascorrerà due mesi presso la base di ricerca antartica Concordia (Dome C). Lì svolgerà alcuni esperimenti sul metamorfismo della neve. Sul suo lavoro e sulle sue avventure riferisce regolarmente in un blog.
Profilo personale ¶
Matthias Jaggi è un collaboratore tecnico che fa parte del gruppo Neve e permafrost in seno all’SLF. In veste di ingegnere responsabile del laboratorio del freddo interno all’istituto, è abituato a lavorare a temperature glaciali. Per lui si tratta tuttavia del primo viaggio in Antartide. È ansioso di scoprire cosa lo aspetta e com’è la vita nella base di ricerca.
Nel laboratorio si è preparato – ben infagottato contro il freddo – alla spedizione. Durante questi preparativi doveva resistere «solo» a temperature di - 40 °C. Ma in Antartide le temperature possono raggiungere valori molto più bassi.
Informazioni di contesto sulla spedizione ¶
Nelle regioni centrali dell’Antartide le precipitazioni sono molto scarse, visto che la temperatura media dell’aria è di -54 °C. Di conseguenza, qui la neve non si scioglie praticamente mai. Anzi, ogni anno si aggiungono nuovi strati sottili di neve che, sotto il peso di quelli successivi, si trasformano lentamente in ghiaccio. È così che si è formato nel corso dei millenni lo spesso strato di ghiaccio che ricopre l’Antartide.
Quest’ultimo è un importante archivio climatico della Terra: l’analisi delle carote di ghiaccio permette di trarre conclusioni sulle condizioni atmosferiche del passato e quindi di risalire a diverse migliaia di anni fa. Ad esempio è possibile misurare il rapporto tra gli isotopi stabili di ossigeno 18O e 16O nelle molecole d’acqua presenti nel ghiaccio. Più è alto questo rapporto, più caldo era il clima nel periodo in cui si era formato il ghiaccio.
Nel quadro di questi deduzioni sulla temperatura c’è tuttavia un fattore che si conosce ancora troppo poco: il cosiddetto metamorfismo della neve. Infatti, prima che la neve si trasformi in ghiaccio, al suo interno di svolgono determinati processi di metamorfosi. Questi possono influire sullo scambio delle molecole d’acqua con l’atmosfera, alterando così a loro volta il rapporto tra gli isotopi 18O e 16O. Queste alterazioni esercitano effetti sui risultati delle misure ottenuti successivamente durante l’analisi delle carote di ghiaccio. Questo è uno dei motivi per cui i ricercatori dell’SLF hanno deciso di studiare a fondo i processi di metamorfosi nel manto nevoso polare in condizioni climatiche estreme.
Gli esperimenti ¶
Presso la base Dome C, Matthias Jaggi svolgerà degli esperimenti che dovrebbero riprodurre l’evoluzione naturale di un manto nevoso polare. A tal fine taglierà dei blocchi in una zona inviolata all’aperto e li imballerà ermeticamente in speciali scatole di metamorfosi. All’interno di queste scatole, i blocchi verranno esposti allo stesso gradiente termico di un profilo stratigrafico naturale (all’incirca tra -45 °C nella parte basale e -30 °C sulla superficie). Durante questo periodo le scatole verranno conservate all’interno di una grotta di ghiaccio vicino alla base di ricerca a una temperatura di -50 °C. Parallelamente, Jaggi misurerà l’evoluzione nel manto nevoso naturale sul campo. I campioni di neve verranno poi riportati via nave in Europa e qui analizzati. Nei laboratori del freddo a Davos i ricercatori dell’SLF analizzeranno la struttura della neve con l’aiuto della tomografia computerizzata. Contemporaneamente, a Parigi, i ricercatori francesi analizzeranno gli isotopi dell’ossigeno 18O e 16O.
La spedizione fa parte del progetto «Snow properties evolution in a changing climate in Antarctica» organizzato in collaborazione con l’Institut des Géosciences de l’Environnement di Grenoble e l’Istituto polare francese.
La base di ricerca ¶
La base di ricerca italo-francese Dome Concordia (in breve: Dome C) è gestita dall’Institut Polaire Français Paul-Emile Victor (IPEV). La base si trova a circa 3200 metri s.l.m. (coordinate 75°06’S e 123°21’E), a una distanza di circa 1000 chilometri dalla costa nel cuore del continente antartico.